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Sviluppo sostenibile

Territori e comunità per costruire futuro. Il NOI dei Comuni.


A Orvieto si sono svolti gli Stati Generali delle Green Community: la conferenza nazionale sul ruolo strategico delle comunità locali nella sostenibilità, nella costruzione di percorsi di sviluppo, tutela e crescita all’interno di Soil reGeneration. Un modello partecipativo da cui traggono linfa vitale non solo la realizzazione di nuovo bene comune, ma l’idea stessa di democrazia dal basso.


di Fabio Berardi, Forum dei Giovani per la Sostenibilità

 

Lo scorso 13 giugno, nella sala consiliare del Comune di Orvieto, si sono tenuti gli Stati Generali delle Green Community. La conferenza ha rappresentato un momento fondamentale per mettere in luce il ruolo dei Comuni e in particolare dei piccoli Comuni come attori principali di un’azione sistemica nel percorso verso un futuro più sostenibile, con il coinvolgimento delle istituzioni, dei cittadini, degli stakeholder locali e nazionali, degli studenti dell’Orvietano che hanno partecipato al progetto Soil reGeneration. L’obiettivo principale della riflessione condivisa è quello di valorizzare le iniziative intercomunali e promuovere strategie innovative per lo sviluppo sostenibile dei territori rurali, contribuendo così alla tutela dell’ambiente e al benessere delle comunità. 

Le Green Community rappresentano un modello innovativo e sostenibile di gestione condivisa dei beni comuni e dei servizi territoriali, fondato sulla collaborazione tra cittadini, imprese, enti pubblici e realtà sociali. Oltre alla produzione e condivisione di energia rinnovabile, queste comunità si impegnano a promuovere la rigenerazione ecologica dei territori, la tutela delle risorse naturali, la valorizzazione del paesaggio, la mobilità sostenibile, l’agricoltura di qualità e l’accesso equo ai servizi essenziali – tra cui il diritto all’abitare.

Il tema dell’abitare è stato sottolineato con forza dal Sindaco di Parrano, Valentino Filippetti, che ha ricordato come la possibilità di accedere a soluzioni abitative dignitose, sostenibili e a costi accessibili rappresenti oggi una misura strategica per contrastare lo spopolamento e favorire il ripopolamento delle aree interne. Garantire condizioni abitative adeguate non è solo una questione sociale, ma anche un investimento in coesione territoriale, attrattività locale e benessere collettivo. Filippetti ha evidenziato come le Green Community possano diventare attori chiave nel promuovere modelli abitativi resilienti e inclusivi, capaci di coniugare rigenerazione urbana, sostenibilità ambientale e solidarietà sociale.

Attraverso percorsi di co-progettazione e governance partecipata, le Green Community rafforzano il senso di appartenenza e la responsabilità collettiva, contribuendo alla resilienza locale e a una transizione ecologica giusta e inclusiva. Rappresentano, in sintesi, un laboratorio vivo di democrazia territoriale, in cui le sfide ambientali, sociali ed economiche vengono affrontate in modo integrato, radicato e generativo.

L’incontro è stato aperto con i saluti istituzionali da parte del Sindaco di Parrano Valentino Filippetti, Roberta Tardani Sindaco di Orvieto, Federico Gori presidente di ANCI UMBRIA, a cui è seguita la relazione introduttiva di Luca Lo Bianco, in rappresentanza di UNCEM e del Progetto Italiae. Nella sua relazione Lo Bianco spiega l’importanza dell’iniziativa come un momento centrale di confronto tra istituzioni, amministratori e operatori del territorio e punta a rafforzare la rete delle Green Community come strumento di rigenerazione territoriale, sostenibilità sociale e coesione sociale. Ulteriori temi oggetto di riflessione sono stati: il sistema degli appalti, la riforma del terzo settore, le comunità energetiche e le aree interne.

A seguire, Luca Cupello, Sindaco di Allerona, ha illustrato il progetto della Green Community Umbria Etrusca “Soil reGeneration”, di cui il Comune di Allerona è capofila. Questo progetto, nato come azione pilota sostenuta dal programma europeo HuMUS – Healthy Municipal Soils (HORIZON Europe), si configura come un’iniziativa di sensibilizzazione e partecipazione territoriale dedicata alla rigenerazione del suolo, alla transizione agroecologica e alla governance sostenibile del territorio. L’intervento ha evidenziato come il suolo rappresenti non solo una risorsa ecologica, ma anche culturale e sociale, e come la sua tutela richieda strumenti condivisi e pratiche sistemiche di corresponsabilità.

L’azione pilota è stata illustrata nel dettaglio da Colomba Damiani, responsabile dell’area educazione allo sviluppo di FELCOS Umbria, partner operativo del progetto. Damiani ha ripercorso le principali fasi del percorso partecipativo che ha coinvolto oltre 100 studenti e studentesse di sei istituti superiori dell’Orvietano, con un’attenzione particolare all’esperienza  portata in sala  dagli studenti e dalle studentesse del Liceo Economico Sociale dell’Istituto di Istruzione Superiore Artistica Classica e Professionale di Orvieto. L’azione si è articolata in cammini interpretativi sul suolo, indagini conoscitive, costruzione collettiva di una mappe di comunità del suolo  e laboratori immersivi sul paesaggio, mettendo al centro l’ascolto attivo dei giovani e la co-produzione di visioni territoriali.

Il significato profondo del progetto è stato ben espresso dai giovani partecipanti: il suolo come fondamento della vita e del futuro, la rigenerazione ecologica come dovere e opportunità. Le loro testimonianze hanno raccontato un cambiamento in atto, reso possibile da un’azione educativa radicata nel contesto locale ma proiettata verso le interdipendenze globali.

Un elemento di forte impatto comunicativo dell’azione pilota è stato anche il lavoro fotografico coordinato da Emanuela Bianconi, articolato in due sezioni: Sequenze fotografiche su aree campione e Paesaggi del Suolo, con ritratti di persone e luoghi che testimoniano pratiche di cura e rigenerazione del territorio. Le immagini hanno permesso di restituire la complessità ecologica, sociale e culturale del suolo, costituendo un ponte tra osservazione scientifica e narrazione visiva partecipata.

FELCOS Umbria ha realizzato il progetto in partenariato con l’Ecomuseo del Paesaggio Orvietano e in preziosa collaborazione con il CNR-IRET di Porano, per il contributo scientifico e metodologico, e con ARPA Umbria, per l’integrazione dei dati ecologici e ambientali. Il progetto si è basato su strumenti innovativi come le Fuzzy Cognitive Maps (mappe cognitive partecipative), e ha adottato l’approccio della quadruple helix +1, includendo istituzioni, ricerca, imprese, società civile e dimensione socio-ecologica.

Il significato profondo del progetto è stato ben espresso dai giovani partecipanti: il suolo come fondamento della vita e del futuro, la rigenerazione ecologica come dovere e opportunità. Le loro testimonianze hanno raccontato un cambiamento in atto, reso possibile da un’azione educativa radicata nel contesto locale ma proiettata verso le interdipendenze globali.

Il Prof. Daniele Pulcini, in rappresentanza del Comune di Ficulle, che ha rilanciato l’importanza della relazione tra suolo, paesaggio e cittadinanza attiva, in particolare nelle aree interne. Pulcini ha posto l’accento sull’urgenza di elaborare pratiche formative e culturali che restituiscano significato alle piccole comunità, rigenerandole attraverso un rapporto consapevole con l’ambiente e il territorio. 

Ha inoltre  affrontato il tema del ri-abitare le aree interne oggi spazi in cui l’insediamento urbano ha conosciuto vecchie e nuove contrazioni: dove il patrimonio abitativo è affetto da fenomeni crescenti di abbandono; dove l’esercizio della cittadinanza si mostra più difficile; dove più si concentrano le disuguaglianze e i disagi. Le aree interne ammontano a un quarto della popolazione nazionale e a più di due terzi dell’intero territorio italiano. Abbastanza da farne oggetto di una grande “questione nazionale”. Tra le proposte lanciate ci sono:

  • Riqualificazione urbana e rurale: interventi di recupero degli edifici e degli spazi pubblici per renderli attrattivi e funzionali;
  • Innovazione sociale e culturale: promozione di iniziative che rafforzino il senso di comunità e valorizzino le tradizioni locali;
  • Sviluppo economico sostenibile: incentivare attività economiche locali, turismo responsabile e l’agricoltura di qualità;
  • Partecipazione e governance locale: coinvolgimento attivo delle comunità nelle decisioni e nella gestione delle risorse.

Pulcini ha  sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare e collaborativo, che coinvolga enti pubblici, privati e cittadini per creare un modello di “riabitare” che possa garantire un futuro alle aree interne, mantenendo le loro specificità e promuovendo una crescita equilibrata.

L’intervento del giornalista Michele Mezza sul tema “i dati come servizio ecosistemico” affronta un argomento di grande attualità e rilevanza, evidenziando come i dati costituiscano un elemento fondamentale per il funzionamento e la sostenibilità degli ecosistemi digitali e reali. Nei suoi libri affronta i temi legati alle implicazioni etiche della gestione dei dati come la conservazione dei profili social, l’uso di intelligenze digitali per simulare personalità, la tutela della privacy, il rispetto della memoria, la minaccia delle cyber guerre come una forma di escalation tra stati, attori non statali, con conseguenze mortali, la fragilità delle infrastrutture digitali che può portare a crisi di vasta scala, con effetti mortali in ambito civile e sociale.

L’evento ha ospitato anche testimonianze significative di esperienze territoriali innovative, tra cui Giampiero Lupattelli, Unione Appennino Reggiano e  autore de La Montagna del Latte, che ha condiviso riflessioni sulle sfide e potenzialità dei territori montani; e Giampiero Feliciotti, Presidente dell’Unione Montana dei Monti Azzurri, che ha illustrato un modello virtuoso di sviluppo locale basato su sostenibilità, governance partecipativa e inclusione. Entrambi hanno sottolineato l’importanza di fare rete tra comunità locali per dare forza a una visione sistemica che affronti le crisi ecologiche, economiche e sociali attraverso soluzioni radicate nei territori.

Hanno concluso la conferenza il Presidente dell’UNCEM Marco Bussone e l’Assessore Regionale al PNRR Simona Meloni. Bussone, da anni impegnato in un’importante azione di advocacy istituzionale per il riconoscimento del ruolo delle aree interne, ha ribadito la necessità di sostenere le Green Community come infrastruttura sociale e territoriale capace di generare coesione, resilienza e innovazione. Il suo intervento ha sottolineato come il rilancio dei territori montani e marginali debba essere accompagnato da politiche integrate, investimenti adeguati e dalla valorizzazione del capitale umano locale, in particolare delle giovani generazioni. L’Assessore Meloni ha parlato delle Green Community come una delle sfide più complesse e strategiche che abbiamo davanti a noi: quella cioè di costruire un nuovo modello di sviluppo per le nostre aree interne e i territori rurali dell’Umbria, un modello che tenga insieme economia, coesione sociale e sostenibilità ambientale. Il tema dello spopolamento non è più un tema solo sociale ma è diventato l’esempio della tenuta complessiva del modello territoriale e amministrativo umbro.

 

 

CONCLUSIONI

Eventi come gli Stati Generali delle Green Community rappresentano molto più di un’occasione di confronto: sono spazi generativi in cui si costruisce consapevolezza condivisa, si riconosce il valore delle esperienze territoriali e si delineano orizzonti comuni per la sostenibilità. È in questi momenti che si rafforza la convinzione che prendersi cura del suolo, dell’ambiente e delle comunità non sia solo una necessità ecologica, ma una scelta culturale e politica.

La partecipazione attiva dei giovani ai percorsi come Soil reGeneration dimostra che la sostenibilità non è un’astrazione, ma una pratica concreta, fatta di relazioni, ricerca, ascolto e sperimentazione. I giovani non sono semplici destinatari delle politiche, ma protagonisti capaci di co-progettare il futuro, quando vengono messi nelle condizioni di esprimere visioni, competenze e desideri.

Porto a casa l’energia di un confronto autentico tra generazioni e territori, la ricchezza del dialogo tra saperi diversi, la forza trasformativa dell’agire collettivo. Esperienze come questa tracciano una direzione possibile per rigenerare non solo il suolo, ma anche il nostro modo di abitare il mondo. Che possano moltiplicarsi e contaminare altri luoghi, affinché la sostenibilità diventi davvero un progetto di vita condiviso.

 

 

 

Soil reGeneration è azione pilota sostenuta dal progetto europeo HuMUS – Healthy Municipal Soils (HORIZON Europe, progetto n. 101091050) attraverso un sub-grant di ANCI Toscana, finanziato dall’Unione Europea.

Il suolo respira (anche se non lo vedi)


Ora, quando guardo un prato o un campo coltivato, non vedo più solo “terra”. Vedo una comunità invisibile che lavora per l’equilibrio del pianeta. E penso che ogni scelta – anche quella di chi non è agricoltore – può fare la differenza. Basta iniziare a vedere il suolo per quello che è: vita.


Il suolo non è solo “terra”. È un sistema vivo, dinamico, che respira, si nutre, cambia. Prima di partecipare al progetto Soil reGeneration, pensavo che fosse qualcosa di statico, quasi morto. Ma ho scoperto che sotto la superficie si nasconde una rete complessa e vitale, fatta di organismi, scambi e trasformazioni.

Uno dei concetti che più mi ha colpito è stato quello di biodiversità del suolo. In pochi centimetri di terra possono vivere milioni di microrganismi: batteri, funghi, nematodi, piccoli insetti. Alcuni collaborano con le radici delle piante, aiutandole ad assorbire meglio acqua e nutrienti. Altri decompongono la materia organica, restituendo al terreno elementi essenziali.

Un suolo ricco di vita è anche più resistente: assorbe meglio l’acqua, evita l’erosione e aiuta a sequestrare il carbonio atmosferico. In poche parole, è un alleato silenzioso nella lotta contro il cambiamento climatico. Ma questa ricchezza è minacciata da pratiche agricole intensive, inquinamento e consumo di suolo.

Conoscere questi meccanismi mi ha fatto capire che il suolo non è una risorsa infinita. È qualcosa che va curato, rispettato, rigenerato. Ora, quando guardo un prato o un campo coltivato, non vedo più solo “terra”. Vedo una comunità invisibile che lavora per l’equilibrio del pianeta. E penso che ogni scelta – anche quella di chi non è agricoltore – può fare la differenza. Basta iniziare a vedere il suolo per quello che è: vita.

E’ la base della vita ma del suolo non si parla


Il suolo è una risorsa fondamentale, ma fragile. Investire nella sua tutela significa investire nel futuro del pianeta e delle nuove generazioni. Questa ricerca mi ha aperto gli occhi su un mondo invisibile, ma vitale.


Nel corso del progetto Soil reGeneration ho avuto l’occasione di approfondire un tema spesso sottovalutato: la salute del suolo. Inizialmente lo consideravo semplicemente come
“terra”, qualcosa di inerte sotto i nostri piedi. Ma analizzando dati, partecipando a laboratori e confrontandomi con esperti, ho scoperto che il suolo è un vero e proprio ecosistema,
fondamentale per il nostro benessere e per l’equilibrio ambientale.

Lo stato del suolo e la sua importanza

Il suolo ospita miliardi di microrganismi, funghi, lombrichi, insetti: una biodiversità nascosta che svolge ruoli essenziali come il riciclo dei nutrienti, la purificazione dell’acqua e il sequestro di carbonio. Purtroppo, fenomeni come l’erosione, l’inquinamento e il consumo di suolo stanno compromettendo questi equilibri. Secondo dati FAO, ogni anno scompaiono milioni di ettari di suolo fertile a causa di attività umane insostenibili.

Attraverso osservazioni sul campo e analisi al microscopio, ho potuto vedere quanto il suolo sia vivo. Questa esperienza mi ha fatto capire che la sua tutela non riguarda solo gli
agricoltori o gli scienziati, ma ognuno di noi. Scelte quotidiane come ridurre lo spreco alimentare, acquistare prodotti locali o non cementificare inutilmente contribuiscono alla sua
conservazione.


Il suolo è una risorsa fondamentale, ma fragile. Investire nella sua tutela significa investire nel futuro del pianeta e delle nuove generazioni. Questa ricerca mi ha aperto gli occhi su un mondo invisibile, ma vitale.

Il mondo nascosto sotto ai nostri piedi


Ho iniziato ad osservare e guardare attentamente con occhi diversi i paesaggi intorno a me. Adesso so che il suolo non è solo qualcosa da calpestare, ma un bene prezioso da rispettare e difendere. Ogni piccola azione può contribuire alla sua tutela e al benessere di tutti.


Il suolo è qualcosa su cui camminiamo ogni giorno, ma raramente ci fermiamo a pensare a cosa sia davvero. Grazie a un’attività del progetto Soil reGeneration, ho scoperto quanto sia complesso e fondamentale. Voglio condividere questa esperienza perché mi ha aperto gli occhi su qualcosa che avevo sempre ignorato.

Durante un laboratorio dedicato a questo argomento, abbiamo esaminato alcuni campioni con il microscopio. È stato incredibile: si potevano vedere minuscoli organismi, come batteri, funghi e insetti. Ho scoperto che anche una piccolissima quantità di terra può ospitare milioni di esseri viventi, tutti collegati tra loro.


Questa osservazione mi ha fatto capire che non è semplice “terra” ma un vero e proprio ecosistema vitale. È essenziale per produrre il nostro cibo, filtrare l’acqua e contrastare il
cambiamento climatico. Eppure, spesso viene trascurato o danneggiato dalle nostre attività, come l’eccessiva urbanizzazione.

A scuola, con la nostra docente di scienze naturali , abbiamo condiviso delle riflessioni in merito all’ambiente in cui viviamo: quando costruiamo troppo, togliamo spazio alla natura e compromettiamo l’equilibrio del suolo. Proteggerlo in modo consapevole significa anche proteggere e avere cura di noi stessi e della nostra comunità Dopo quell’incontro, ho  riflettuto molto sul esperienza vissuta. Pertanto ho iniziato ad osservare e guardate attentamente con occhi diversi i paesaggi intorno a me.

Adesso so che il suolo non è solo qualcosa da calpestare, ma un bene prezioso da rispettare e difendere. Ogni piccola azione può contribuire alla sua tutela e al benessere di tutti.

 

Di Filippo Fedeli e Gioele Palmerini

Fuori dalla città un mondo da attraversare e proteggere


Questa uscita ci ha lasciato non solo nuovi concetti da ricordare, ma anche una nuova sensibilità. Tornati a scuola, con un po’ di terra ancora sulle scarpe, ci siamo portati dietro la consapevolezza che il rispetto per l’ambiente comincia proprio da lì: dal suolo su cui camminiamo ogni giorno.


La nostra classe ha partecipato a un’uscita nella natura, organizzata per approfondire il tema della sostenibilità ambientale e del suolo. Accompagnati dai professori e da una guida
ambientale, ci siamo diretti verso un territorio presso il fiume paglia poco distante dalla città.


L’aria fresca del mattino e l’entusiasmo generale hanno reso l’atmosfera carica di aspettative. Eravamo pronti a imparare, ma soprattutto a vivere un’esperienza diversa, lontana dai banchi di scuola. 

Appena arrivati, ci siamo incamminati lungo un sentiero che si inoltrava tra alberi secolari e radure coperte di fiori spontanei. La guida ci ha invitati a camminare in silenzio per un tratto, per ascoltare i suoni del bosco: il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli, il rumore dei nostri passi. È stato un momento quasi magico, in cui ci siamo resi conto di quanto poco siamo abituati a prestare attenzione alla natura che ci circonda.

Durante il percorso, ci siamo fermati più volte per osservare da vicino il suolo. All’apparenza può sembrare una semplice distesa di terra, ma in realtà racchiude una
complessità incredibile. La guida ci ha spiegato che il suolo è un ecosistema vivo, popolato da milioni di organismi come batteri, funghi, lombrichi e insetti. Questi esseri viventi svolgono un ruolo fondamentale: decompongono la materia organica, rendono fertili i terreni, permettono la crescita delle piante. Senza di loro, la catena della vita si spezzerebbe.
Ci ha colpito particolarmente il fatto che il suolo si forma in tempi lunghissimi, anche centinaia o migliaia di anni per pochi centimetri. Eppure, con un uso scorretto, come
l’eccessiva urbanizzazione, l’agricoltura intensiva o l’inquinamento, possiamo distruggerlo in pochi decenni. 

Riflettere su questo ci ha fatto capire quanto sia importante rispettare e proteggere questa risorsa spesso invisibile ma essenziale per la nostra sopravvivenza.
Verso la fine dell’escursione, ci è stato chiesto di raccogliere un elemento naturale (una foglia, una pietra, un pezzetto di corteccia) e scrivere una breve riflessione su ciò che
avevamo imparato. Molti di noi hanno parlato di quanto sia facile dare per scontato ciò che sta sotto i nostri piedi, e di come il suolo rappresenti molto più di una superficie: è la base
della vita, il fondamento della biodiversità, un patrimonio da custodire.

Questa uscita ci ha lasciato non solo nuovi concetti da ricordare, ma anche una nuova sensibilità. Tornati a scuola, con un po’ di terra ancora sulle scarpe, ci siamo portati dietro la consapevolezza che il rispetto per l’ambiente comincia proprio da lì: dal suolo su cui camminiamo ogni giorno.

Camminare sulla terra con occhi nuovi


Da quella giornata ho iniziato a camminare diversamente. Ogni passo è un promemoria: sotto di me c’è un mondo che lavora in silenzio per tutti noi. Proteggere il suolo significa
proteggere il nostro futuro.


Non avevo mai pensato davvero al suolo. Lo calpestiamo ogni giorno, senza chiederci cosa succedesse sotto i nostri piedi. Poi, grazie al progetto Soil reGeneration, qualcosa è cambiato. Ho iniziato a guardare la terra come un organismo vivo, pieno di connessioni invisibili e fondamentali per la nostra vita.

Durante un laboratorio sul campo, abbiamo raccolto campioni di terreno e osservato quanta vita ci fosse dentro. Mille creature minuscole, invisibili a occhio nudo, che lavorano ogni
giorno per mantenere fertile il suolo. Mi ha colpito come un terreno sano possa trattenere acqua, filtrare sostanze e contribuire a combattere il cambiamento climatico. Ma anche
quanto sia fragile, se maltrattato da cementificazione e pesticidi.


Parlando con un agricoltore locale, ho scoperto che rigenerare il suolo è possibile: bastano piccoli gesti, come coltivare senza arature profonde o lasciare le radici nel terreno. È un
modo di prendersi cura della terra che parte dal rispetto e dall’ascolto.


Da quella giornata ho iniziato a camminare diversamente. Ogni passo è un promemoria: sotto di me c’è un mondo che lavora in silenzio per tutti noi. Proteggere il suolo significa
proteggere il nostro futuro.

 

di Sofia Biffarino e Aurora Ficoroni

Parliamo al suolo con un linguaggio nuovo


Soil reGeneration non è stato solo un progetto didattico, ma un vero e proprio viaggio di consapevolezza. Abbiamo riscoperto il valore del nostro territorio con occhi nuovi, imparando a raccontarlo con gli strumenti dell’audiovisivo e della multimedialità. Un’esperienza che ci ha arricchiti sia dal punto di vista umano che professionale.


Noi, studenti e studentesse della classe 4ªA dell’indirizzo Audiovisivo e Multimediale, abbiamo partecipato con entusiasmo al progetto Soil reGeneration, un percorso formativo che ci ha permesso di unire la sensibilizzazione ambientale con le nostre competenze artistiche, tecniche e comunicative.

Il progetto si è articolato in diversi incontri, ognuno dei quali ci ha offerto stimoli e strumenti per osservare in modo più consapevole il nostro territorio e raccontarlo attraverso i linguaggi a noi più familiari: la fotografia, l’intervista, il montaggio audiovisivo e la narrazione multimediale.

Durante il primo incontro ci siamo conosciuti come gruppo di lavoro e siamo stati invitati a riflettere sul territorio in cui viviamo attraverso la compilazione di un questionario. Inoltre, abbiamo iniziato un’esplorazione visiva realizzando fotografie che rappresentassero il nostro punto di vista sul paesaggio, sui segni dell’intervento umano, sulla natura e sulla condizione del suolo. Queste immagini sono state lo spunto per il secondo incontro, durante il quale abbiamo esaminato e commentato le fotografie in modo critico e costruttivo, confrontando le nostre sensibilità estetiche e le diverse interpretazioni. A partire da questa analisi, ci è stato proposto di realizzare un’intervista video ponendo domande riguardanti il suolo, l’ambiente e il cambiamento del territorio nel tempo.

Uno degli incontri più interessanti si è svolto in una cornice significativa: il Palazzo del Popolo di Orvieto. Lì abbiamo lavorato fianco a fianco con studenti di altri istituti, unendo le forze in un’attività laboratoriale che ci ha portati a creare cartelloni illustrativi con informazioni, immagini e riflessioni su aree specifiche del nostro territorio. È stato un momento di dialogo e confronto molto stimolante, che ci ha aiutato ad ampliare il nostro sguardo oltre i confini abituali.

Nei successivi incontri abbiamo rivisto e analizzato le interviste realizzate, mettendo in pratica competenze acquisite nel nostro percorso di studi come la gestione dei contenuti multimediali, il montaggio audio/video e l’elaborazione narrativa. Ci siamo concentrati sia sugli aspetti tecnici sia su quelli contenutistici, imparando a comunicare in modo più efficace temi complessi come la sostenibilità, la memoria del territorio e la responsabilità ambientale.

L’ultimo incontro è stato una vera e propria esperienza immersiva nel cuore di Orvieto. Abbiamo partecipato a una passeggiata esplorativa che ci ha condotto attraverso luoghi ricchi di storia e suggestione: dai giardini di San Giovenale fino alla rupe. Durante il percorso, alcuni di noi hanno colto l’occasione per documentare visivamente l’esperienza, attraverso fotografie e riprese video, raccogliendo materiali molto interessanti.

In conclusione, possiamo affermare che Soil reGeneration non è stato solo un progetto didattico, ma un vero e proprio viaggio di consapevolezza. Abbiamo riscoperto il valore del nostro territorio con occhi nuovi, imparando a raccontarlo con gli strumenti dell’audiovisivo e della multimedialità. Un’esperienza che ci ha arricchiti sia dal punto di vista umano che professionale.

Alla scoperta del suolo: un viaggio tra natura, cultura e consapevolezza


Il progetto ci ha portato a riflettere su temi ambientali, sul consumo di suolo e sull’equilibrio tra sviluppo e rispetto per l’ambiente. Ci ha dato anche la possibilità di conoscere meglio luoghi vicini, spesso poco considerati, aiutandoci a prestare più attenzione agli spazi in cui viviamo.


Durante l’anno scolastico 2024/25, noi della classe 4D abbiamo intrapreso un percorso speciale legato al nostro territorio. Questo progetto ci ha permesso di affrontare il tema del suolo da un punto di vista nuovo, lontano dai libri di testo e vicino alla realtà che viviamo ogni giorno. Le attività si sono svolte nel corso dei mesi e hanno previsto momenti diversi, sia in aula che all’esterno.

Abbiamo iniziato con attività di osservazione e raccolta di informazioni: cosa c’è sotto i nostri piedi? Com’è fatto il territorio in cui viviamo? Come è cambiato nel tempo? A partire da queste domande, abbiamo costruito mappe cartacee, cercando di rappresentare visivamente elementi del paesaggio, della storia, della memoria collettiva. Ogni mappa non era solo un disegno, ma includeva indicazioni su coltivazioni, sentieri, modifiche ambientali e aspetti legati alla vita locale.

Abbiamo lavorato in gruppo, confrontandoci su cosa significhi “abitare un territorio”, su come si possa raccontare un paesaggio e su quanto sia importante tutelarlo. In questo processo, abbiamo utilizzato anche strumenti digitali e creativi, alternando momenti in aula a uscite sul campo, in aree naturali e zone del territorio. In alcune attività abbiamo collaborato con operatori esterni che ci hanno mostrato come osservare e analizzare il suolo in modo più preciso, considerando aspetti fisici, visivi e culturali.

Il progetto ci ha portato a riflettere su temi ambientali, sul consumo di suolo e sull’equilibrio tra sviluppo e rispetto per l’ambiente. Ci ha dato anche la possibilità di conoscere meglio luoghi vicini, spesso poco considerati, aiutandoci a prestare più attenzione agli spazi in cui viviamo.

Questa esperienza è stata utile perché ci ha mostrato che il suolo non è solo un elemento naturale, ma può essere studiato da diversi punti di vista. Comprendere meglio il territorio può aiutare a prenderne maggiore consapevolezza e a fare scelte più responsabili, sia individualmente che come gruppo.

In conclusione, il materiale prodotto durante il progetto raccoglie osservazioni, disegni, dati e riflessioni sviluppate durante l’anno. È il risultato di un lavoro collettivo e ci sarà utile anche in futuro per ricordare ciò che abbiamo imparato.

Il suolo: molto più di quello che sembra


Non ci aspettavamo che il suolo fosse così importante. E’ qualcosa che di solito non si nota, ma che permette la vita a tutto quello che respiriamo ogni giorno. Eppure viene spesso rovinato o ignorato.


All’inizio credevamo che parlare di suolo significasse studiare solo terra o polvere. Invece, grazie all’opportunità offerta dalla nostra scuola per il progetto SOIL reGeneration, ci siamo resi conto che c’è molto di più. Con laboratori e uscite sul campo, abbiamo scoperto un mondo nascosto sotto i nostri piedi.

Il 3 maggio 2025, insieme ai nostri insegnanti Valentini, Torsello e Massetti, abbiamo fatto un’uscita nella località di Parrano, accompagnati da Luciani Massimo, tutor e responsabile del progetto che ci ha guidato lungo un percorso di 2km nel bosco, accompagnato da racconti, aneddoti e caratteristiche del suolo e di ogni sosta.

Prima di partire per la camminata, ci hanno fatto scaricare un link che apriva una piattaforma, nella quale dovevamo scrivere ciò che il paesaggio ci trasmetteva, includendo anche quello che pensavamo non andasse bene, allegando delle foto sulla stessa.

La camminata ci ha condotto alla tappa finale del progetto, il paese di Parrano, dove il sindaco Valentino Filippetti ci ha accolti con un rinfresco. In seguito, ci siamo recati in comune per esporre insieme la parte centrale del progetto: la realizzazione di quattro Mappe, ognuna pensata per rappresentare un diverso tipo di uso del terreno, per delle prospettive differenti del futuro delle nostre aree e crearle ci ha fatto capire quanto tutto sia collegato.

Questo lavoro ha messo in luce la profonda influenza che le scelte umane esercitano sulla trasformazione del territorio nel corso del tempo,  come l’agricoltura, urbanizzazione, aree naturali o uso sostenibile.

Prima di andarcene, il Sindaco ci ha portato in una delle sale del comune per mostrarci la famosa “Venere Verde”, rappresentazione scultorea della dea madre, risalente al paleolitico superiore, ritrovata nelle Tane del Diavolo a Parrano.

Non ci aspettavamo che il suolo fosse così importante. E’ qualcosa che di solito non si nota, ma che permette la vita a tutto quello che respiriamo ogni giorno. Eppure viene spesso rovinato o ignorato.

L’esperienza è stata utile e molto interessante. Ci ha fatto scoprire un argomento che sembra lontano, ma in realtà ci riguarda da vicino. Ora abbiamo qualche strumento in più per capire l’ambiente e il nostro ruolo nel proteggerlo e magari, da oggi , camminando su un prato o  guardando un campo di verrà voglia di sapere cosa c’è là sotto.

Un legame invisibile ma vitale


“Ciò che abbiamo vissuto  ci ha fatto riflettere su quanto il nostro stile di vita sia distante dal benessere della terra. Abitiamo in città ricoperte di asfalto, compriamo cibo già pronto e impacchettato, e ci dimentichiamo che tutto, in fondo, parte da lì: dalla terra che nutre, filtra, sostiene”.


Non ci pensiamo quasi mai, ma ogni nostro passo poggia su una risorsa preziosa: il suolo. Spesso lo diamo per scontato, ma senza di esso non esisterebbero né cibo, né acqua pulita, né biodiversità. A renderci consapevoli di ciò, è stata l’esperienza che abbiamo vissuto lo scorso 3 maggio quando ci siamo recati a Parrano, terra dove cultura, rispetto per l’ambiente, tradizione e innovazione convivono e vivono per un futuro migliore.

Con la guida di Massimo Luciani, coordinatore dell’Ecomuseo del Paesaggio Orvietano e tutor del progetto Soil reGeneration, abbiamo fatto una passeggiata alla scoperta di questo territorio con soste e momenti di confronto e riflessione sul valore e sui rischi legati al suolo. Durante la camminata, Massimo ci ha illustrato le caratteristiche salienti del territorio soffermandosi su aspetti naturali, storici e ambientali ed ha condiviso con noi un Padlet intitolato “Soil reGeneration – Cammini interpretativi“, che raccoglieva diverse attività interattive.

Abbiamo iniziato con un’attività dal titolo La forza del suolo, utilizzando Wooclap, una piattaforma online. Inquadrando un QR code o cliccando su un link, ognuno di noi ha inserito una o più parole per descrivere le sensazioni suscitate dal luogo. Le parole sono poi apparse in una vivace nuvola colorata, dove quelle più frequenti avevano dimensioni più grandi permettendoci di cogliere immediatamente le emozioni o le idee prevalenti nel gruppo.

Nella seconda attività, “Cosa c’è che non va?”  abbiamo caricato sul Padlet le foto scattate con il nostro smartphone durante la passeggiata, focalizzandoci su ciò che nel territorio ci sembrava non funzionare: rifiuti abbandonati, cartelloni invasivi, costruzioni fatiscenti. Un esercizio che ci ha permesso di osservare anche il degrado che si nasconde nel paesaggio.

La terza attività, chiamata “Minacce del suolo”, era un sondaggio interattivo. Dovevamo rispondere a una domanda: Quali pericoli, secondo te, possono danneggiare il suolo in questo posto? È stato un modo per pensare ai problemi dell’ambiente e capire quanto sia importante proteggerlo e prendercene cura.

Nella quarta attività, “I vantaggi del suolo”, abbiamo osservato un’immagine creata dall’intelligenza artificiale. L’immagine mostrava un paesaggio ideale, dove il suolo era ben curato e rigenerato. Cliccando sull’immagine, ognuno di noi doveva scrivere un vantaggio o un’opportunità che nasce dalla conservazione e rigenerazione del suolo: ad esempio, più biodiversità, aria e acqua più pulite, paesaggi più belli e una vita più sana per tutti.

Alla fine del percorso, abbiamo usato un’app chiamata Relive per scegliere e unire le foto più belle della passeggiata. Con queste immagini abbiamo creato un video di un minuto che racconta i momenti più belli trascorsi insieme.

Ciò che abbiamo vissuto  ci ha fatto riflettere su quanto il nostro stile di vita sia distante dal benessere della terra. Abitiamo in città ricoperte di asfalto, compriamo cibo già pronto e impacchettato, e ci dimentichiamo che tutto, in fondo, parte da lì: dalla terra che nutre, filtra, sostiene. Anche i problemi ambientali ci sono sembrati diversi dopo questa esperienza. Abbiamo scoperto che il suolo è molto importante: assorbe il carbonio, trattiene l’acqua e aiuta piante e animali a vivere. Eppure, spesso lo trascuriamo o lo roviniamo, come fosse un rifiuto.

L’esperienza vissuta ci ha portato a cambiare alcune abitudini come limitare gli sprechi alimentari, risparmiare acqua ed energia e fare la raccolta differenziata.

Il suolo non è solo una superficie da calpestare: è una radice comune, un patrimonio da proteggere, un legame vivo con la terra e con gli altri. Se impariamo ad ascoltarlo, forse impareremo anche a rispettarci un po’ di più.

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