
A Orvieto si sono svolti gli Stati Generali delle Green Community: la conferenza nazionale sul ruolo strategico delle comunità locali nella sostenibilità, nella costruzione di percorsi di sviluppo, tutela e crescita all’interno di Soil reGeneration. Un modello partecipativo da cui traggono linfa vitale non solo la realizzazione di nuovo bene comune, ma l’idea stessa di democrazia dal basso.
di Fabio Berardi, Forum dei Giovani per la Sostenibilità
Lo scorso 13 giugno, nella sala consiliare del Comune di Orvieto, si sono tenuti gli Stati Generali delle Green Community. La conferenza ha rappresentato un momento fondamentale per mettere in luce il ruolo dei Comuni e in particolare dei piccoli Comuni come attori principali di un’azione sistemica nel percorso verso un futuro più sostenibile, con il coinvolgimento delle istituzioni, dei cittadini, degli stakeholder locali e nazionali, degli studenti dell’Orvietano che hanno partecipato al progetto Soil reGeneration. L’obiettivo principale della riflessione condivisa è quello di valorizzare le iniziative intercomunali e promuovere strategie innovative per lo sviluppo sostenibile dei territori rurali, contribuendo così alla tutela dell’ambiente e al benessere delle comunità.

Le Green Community rappresentano un modello innovativo e sostenibile di gestione condivisa dei beni comuni e dei servizi territoriali, fondato sulla collaborazione tra cittadini, imprese, enti pubblici e realtà sociali. Oltre alla produzione e condivisione di energia rinnovabile, queste comunità si impegnano a promuovere la rigenerazione ecologica dei territori, la tutela delle risorse naturali, la valorizzazione del paesaggio, la mobilità sostenibile, l’agricoltura di qualità e l’accesso equo ai servizi essenziali – tra cui il diritto all’abitare.
Il tema dell’abitare è stato sottolineato con forza dal Sindaco di Parrano, Valentino Filippetti, che ha ricordato come la possibilità di accedere a soluzioni abitative dignitose, sostenibili e a costi accessibili rappresenti oggi una misura strategica per contrastare lo spopolamento e favorire il ripopolamento delle aree interne. Garantire condizioni abitative adeguate non è solo una questione sociale, ma anche un investimento in coesione territoriale, attrattività locale e benessere collettivo. Filippetti ha evidenziato come le Green Community possano diventare attori chiave nel promuovere modelli abitativi resilienti e inclusivi, capaci di coniugare rigenerazione urbana, sostenibilità ambientale e solidarietà sociale.
Attraverso percorsi di co-progettazione e governance partecipata, le Green Community rafforzano il senso di appartenenza e la responsabilità collettiva, contribuendo alla resilienza locale e a una transizione ecologica giusta e inclusiva. Rappresentano, in sintesi, un laboratorio vivo di democrazia territoriale, in cui le sfide ambientali, sociali ed economiche vengono affrontate in modo integrato, radicato e generativo.
L’incontro è stato aperto con i saluti istituzionali da parte del Sindaco di Parrano Valentino Filippetti, Roberta Tardani Sindaco di Orvieto, Federico Gori presidente di ANCI UMBRIA, a cui è seguita la relazione introduttiva di Luca Lo Bianco, in rappresentanza di UNCEM e del Progetto Italiae. Nella sua relazione Lo Bianco spiega l’importanza dell’iniziativa come un momento centrale di confronto tra istituzioni, amministratori e operatori del territorio e punta a rafforzare la rete delle Green Community come strumento di rigenerazione territoriale, sostenibilità sociale e coesione sociale. Ulteriori temi oggetto di riflessione sono stati: il sistema degli appalti, la riforma del terzo settore, le comunità energetiche e le aree interne.
A seguire, Luca Cupello, Sindaco di Allerona, ha illustrato il progetto della Green Community Umbria Etrusca “Soil reGeneration”, di cui il Comune di Allerona è capofila. Questo progetto, nato come azione pilota sostenuta dal programma europeo HuMUS – Healthy Municipal Soils (HORIZON Europe), si configura come un’iniziativa di sensibilizzazione e partecipazione territoriale dedicata alla rigenerazione del suolo, alla transizione agroecologica e alla governance sostenibile del territorio. L’intervento ha evidenziato come il suolo rappresenti non solo una risorsa ecologica, ma anche culturale e sociale, e come la sua tutela richieda strumenti condivisi e pratiche sistemiche di corresponsabilità.

L’azione pilota è stata illustrata nel dettaglio da Colomba Damiani, responsabile dell’area educazione allo sviluppo di FELCOS Umbria, partner operativo del progetto. Damiani ha ripercorso le principali fasi del percorso partecipativo che ha coinvolto oltre 100 studenti e studentesse di sei istituti superiori dell’Orvietano, con un’attenzione particolare all’esperienza portata in sala dagli studenti e dalle studentesse del Liceo Economico Sociale dell’Istituto di Istruzione Superiore Artistica Classica e Professionale di Orvieto. L’azione si è articolata in cammini interpretativi sul suolo, indagini conoscitive, costruzione collettiva di una mappe di comunità del suolo e laboratori immersivi sul paesaggio, mettendo al centro l’ascolto attivo dei giovani e la co-produzione di visioni territoriali.
Il significato profondo del progetto è stato ben espresso dai giovani partecipanti: il suolo come fondamento della vita e del futuro, la rigenerazione ecologica come dovere e opportunità. Le loro testimonianze hanno raccontato un cambiamento in atto, reso possibile da un’azione educativa radicata nel contesto locale ma proiettata verso le interdipendenze globali.
Un elemento di forte impatto comunicativo dell’azione pilota è stato anche il lavoro fotografico coordinato da Emanuela Bianconi, articolato in due sezioni: Sequenze fotografiche su aree campione e Paesaggi del Suolo, con ritratti di persone e luoghi che testimoniano pratiche di cura e rigenerazione del territorio. Le immagini hanno permesso di restituire la complessità ecologica, sociale e culturale del suolo, costituendo un ponte tra osservazione scientifica e narrazione visiva partecipata.
FELCOS Umbria ha realizzato il progetto in partenariato con l’Ecomuseo del Paesaggio Orvietano e in preziosa collaborazione con il CNR-IRET di Porano, per il contributo scientifico e metodologico, e con ARPA Umbria, per l’integrazione dei dati ecologici e ambientali. Il progetto si è basato su strumenti innovativi come le Fuzzy Cognitive Maps (mappe cognitive partecipative), e ha adottato l’approccio della quadruple helix +1, includendo istituzioni, ricerca, imprese, società civile e dimensione socio-ecologica.
Il significato profondo del progetto è stato ben espresso dai giovani partecipanti: il suolo come fondamento della vita e del futuro, la rigenerazione ecologica come dovere e opportunità. Le loro testimonianze hanno raccontato un cambiamento in atto, reso possibile da un’azione educativa radicata nel contesto locale ma proiettata verso le interdipendenze globali.
Il Prof. Daniele Pulcini, in rappresentanza del Comune di Ficulle, che ha rilanciato l’importanza della relazione tra suolo, paesaggio e cittadinanza attiva, in particolare nelle aree interne. Pulcini ha posto l’accento sull’urgenza di elaborare pratiche formative e culturali che restituiscano significato alle piccole comunità, rigenerandole attraverso un rapporto consapevole con l’ambiente e il territorio.
Ha inoltre affrontato il tema del ri-abitare le aree interne oggi spazi in cui l’insediamento urbano ha conosciuto vecchie e nuove contrazioni: dove il patrimonio abitativo è affetto da fenomeni crescenti di abbandono; dove l’esercizio della cittadinanza si mostra più difficile; dove più si concentrano le disuguaglianze e i disagi. Le aree interne ammontano a un quarto della popolazione nazionale e a più di due terzi dell’intero territorio italiano. Abbastanza da farne oggetto di una grande “questione nazionale”. Tra le proposte lanciate ci sono:
- Riqualificazione urbana e rurale: interventi di recupero degli edifici e degli spazi pubblici per renderli attrattivi e funzionali;
- Innovazione sociale e culturale: promozione di iniziative che rafforzino il senso di comunità e valorizzino le tradizioni locali;
- Sviluppo economico sostenibile: incentivare attività economiche locali, turismo responsabile e l’agricoltura di qualità;
- Partecipazione e governance locale: coinvolgimento attivo delle comunità nelle decisioni e nella gestione delle risorse.
Pulcini ha sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare e collaborativo, che coinvolga enti pubblici, privati e cittadini per creare un modello di “riabitare” che possa garantire un futuro alle aree interne, mantenendo le loro specificità e promuovendo una crescita equilibrata.

L’intervento del giornalista Michele Mezza sul tema “i dati come servizio ecosistemico” affronta un argomento di grande attualità e rilevanza, evidenziando come i dati costituiscano un elemento fondamentale per il funzionamento e la sostenibilità degli ecosistemi digitali e reali. Nei suoi libri affronta i temi legati alle implicazioni etiche della gestione dei dati come la conservazione dei profili social, l’uso di intelligenze digitali per simulare personalità, la tutela della privacy, il rispetto della memoria, la minaccia delle cyber guerre come una forma di escalation tra stati, attori non statali, con conseguenze mortali, la fragilità delle infrastrutture digitali che può portare a crisi di vasta scala, con effetti mortali in ambito civile e sociale.
L’evento ha ospitato anche testimonianze significative di esperienze territoriali innovative, tra cui Giampiero Lupattelli, Unione Appennino Reggiano e autore de La Montagna del Latte, che ha condiviso riflessioni sulle sfide e potenzialità dei territori montani; e Giampiero Feliciotti, Presidente dell’Unione Montana dei Monti Azzurri, che ha illustrato un modello virtuoso di sviluppo locale basato su sostenibilità, governance partecipativa e inclusione. Entrambi hanno sottolineato l’importanza di fare rete tra comunità locali per dare forza a una visione sistemica che affronti le crisi ecologiche, economiche e sociali attraverso soluzioni radicate nei territori.
Hanno concluso la conferenza il Presidente dell’UNCEM Marco Bussone e l’Assessore Regionale al PNRR Simona Meloni. Bussone, da anni impegnato in un’importante azione di advocacy istituzionale per il riconoscimento del ruolo delle aree interne, ha ribadito la necessità di sostenere le Green Community come infrastruttura sociale e territoriale capace di generare coesione, resilienza e innovazione. Il suo intervento ha sottolineato come il rilancio dei territori montani e marginali debba essere accompagnato da politiche integrate, investimenti adeguati e dalla valorizzazione del capitale umano locale, in particolare delle giovani generazioni. L’Assessore Meloni ha parlato delle Green Community come una delle sfide più complesse e strategiche che abbiamo davanti a noi: quella cioè di costruire un nuovo modello di sviluppo per le nostre aree interne e i territori rurali dell’Umbria, un modello che tenga insieme economia, coesione sociale e sostenibilità ambientale. Il tema dello spopolamento non è più un tema solo sociale ma è diventato l’esempio della tenuta complessiva del modello territoriale e amministrativo umbro.
CONCLUSIONI
Eventi come gli Stati Generali delle Green Community rappresentano molto più di un’occasione di confronto: sono spazi generativi in cui si costruisce consapevolezza condivisa, si riconosce il valore delle esperienze territoriali e si delineano orizzonti comuni per la sostenibilità. È in questi momenti che si rafforza la convinzione che prendersi cura del suolo, dell’ambiente e delle comunità non sia solo una necessità ecologica, ma una scelta culturale e politica.
La partecipazione attiva dei giovani ai percorsi come Soil reGeneration dimostra che la sostenibilità non è un’astrazione, ma una pratica concreta, fatta di relazioni, ricerca, ascolto e sperimentazione. I giovani non sono semplici destinatari delle politiche, ma protagonisti capaci di co-progettare il futuro, quando vengono messi nelle condizioni di esprimere visioni, competenze e desideri.
Porto a casa l’energia di un confronto autentico tra generazioni e territori, la ricchezza del dialogo tra saperi diversi, la forza trasformativa dell’agire collettivo. Esperienze come questa tracciano una direzione possibile per rigenerare non solo il suolo, ma anche il nostro modo di abitare il mondo. Che possano moltiplicarsi e contaminare altri luoghi, affinché la sostenibilità diventi davvero un progetto di vita condiviso.
Soil reGeneration è azione pilota sostenuta dal progetto europeo HuMUS – Healthy Municipal Soils (HORIZON Europe, progetto n. 101091050) attraverso un sub-grant di ANCI Toscana, finanziato dall’Unione Europea.